Negli ultimi anni, la cannabis terapeutica è stata al centro di un acceso dibattito. In particolare, il THC è stato promosso come soluzione naturale per numerosi disturbi.
Ma è davvero privo di rischi?
THC che cos’è e qual è il suo significato terapeutico
Il THC (tetraidrocannabinolo) è il composto psicoattivo principale della cannabis. Quando si parla di THC che cos’è, si intende una sostanza in grado di alterare temporaneamente la percezione, l’umore e la coscienza.
Originariamente introdotto dai medici nella cannabis terapeutica per alleviare nausea e dolore nei pazienti oncologici terminali, oggi il THC viene impiegato anche in patologie croniche non terminali. Ma questo ampliamento di uso non è sempre giustificato da evidenze solide.
Effetti THC cannabis: cosa dicono davvero gli studi
Nonostante il marketing ne promuova i presunti benefici, la letteratura scientifica esprime cautela. Secondo una revisione pubblicata sul National Library of Medicine (PMC), i benefici del THC sono circoscritti e i rischi sottovalutati.
Rischi documentati:
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Dipendenza (9–20%, fino al 50% negli adolescenti con uso quotidiano)
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Deficit cognitivi: attenzione, memoria e apprendimento compromessi
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Aumento del rischio di psicosi e schizofrenia
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Eventi cardiovascolari anche in soggetti giovani e sani
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Sindrome da iperemesi cannabinoide: vomito ciclico e disidratazione
Come confermato anche da una metanalisi sugli effetti della cannabis sul cervello Lancet Psychiatry, il rischio di psicosi è maggiore nei consumatori abituali di THC ad alta potenza.
THC significato e limiti clinici
Il significato clinico del THC risiede nella sua capacità di agire su alcuni sintomi in fase acuta. Tuttavia, nella pratica clinica, il suo impiego deve essere circoscritto a:
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nausea da chemioterapia refrattaria
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stimolazione dell’appetito in HIV o tumori avanzati
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dolore neuropatico in casi resistenti
Al di fuori di questi contesti, gli effetti della cannabis contenente THC possono risultare controproducenti, soprattutto nei pazienti fragili.
CBD vs THC: chiarire la differenza è una priorità
La differenza tra CBD e THC non è solo chimica, ma soprattutto funzionale.
CBD:
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non è psicoattivo
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non crea dipendenza né tolleranza
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modula l’infiammazione senza alterare la mente
I benefici del CBD sono documentati in numerose condizioni: epilessia, infiammazione, dolore cronico, ansia. È per questo che, nei trattamenti a lungo termine, il CBD per dolore e il CBD per infiammazione sono oggi considerati una scelta più sicura e sostenibile.
Effetti cannabis e disinformazione “wellness”
La retorica del THC come sostanza “naturale e benefica” è spesso frutto di campagne di marketing. Solo il 22% dei siti che promuovono cannabis terapeutica menziona i rischi del THC.
Ecco cosa serve fare:
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Rivedere l’approccio clinico basandosi su evidenze
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Informare correttamente su rischi neurologici, psichiatrici e cardiaci
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Sottolineare che il THC non è privo di effetti collaterali gravi
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Evitare la confusione tra THC ricreativo e CBD isolato terapeutico
Conclusione
La narrazione che presenta il THC come cura “naturale e sicura” è scientificamente fragile. I suoi rischi sono reali e documentati.
👉 La cannabis terapeutica ha un valore, ma solo se utilizzata con consapevolezza, distinguendo nettamente tra le due molecole principali: CBD vs THC.
✅ Promuovere il CBD isolato come scelta terapeutica affidabile significa proteggere la salute pubblica e ricostruire fiducia nel settore.
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